D. Garoglio - Versi d'amore e prose di romanzi. - Livorno, Giusti, 1903.
p. 13
Sotto il bel titolo dantesco D. Garoglio raduna un primo fascio di articoli già pubblicati sparsamente su riviste e giornali. Son tutti di letteratura contemporanea italiana, su vecchi e su giovini, sul famoso D'Annunzio e sull'oscuro Agostini, sul famigerato Stecchetti e sull'obliata Vivanti. D. Garoglio è un critico onesto e certe volte coraggioso: le sue critiche alla Vivanti nel periodo del primo entusiasmo, il suo fiero attacco al Guerrini, le sue riserve sul Fogazzaro son parti che accettiamo completamente e con gioia. Ma poichè l'odio accomuna gli uomini più che l'amore siam meno d'accordo nelle lodi e nelle simpatie e troviamo che la sua indulgenza verso il Pascoli e verso il De Amicis è certe volte eccessiva. Il Garoglio spera, da erede fedele delle tradizioni del Marzocco, di poter nettamente dividere il giudizio estetico da quello morale, il che non crediamo possibile. E forse la sua ammirazione per l'arte di certuni proviene in parte, senza che se n'accorga, dalla simpatia che ha per le idee loro. Il che non accade certamente pel Corradini, ch'egli ama pur essendo d'idee avverse.
E del libro ci piace sopratutto la prefazione, personale, coraggiosa, ironica ed anche un poco orgogliosa. Se tutto il libro fosse così!
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◄ Giovanni Papini